Il triangolo dell’esposizione

Ciao a tutti e ben ritrovati in questo spazio. Oggi affronteremo un argomento che mi sta molto a cuore, e che ritengo fondamentale per poi affrontarne altri in seguito. E’ un po’ la croce di tutti i fotografi, dai novelli ai fotoamatori ai professionisti; ma padroneggiarlo è importantissimo e regala tante soddisfazioni. Sto parlando del “triangolo dell’esposizione”.

Il concetto è molto semplice, la sua applicazione.. meno! 🙂 La corretta esposizione di una fotografia è funzione di tre variabili:

1) tempo di scatto;

2) apertura del diaframma;

3) sensibilità.

Cerchiamo di capire prima di tutto di cosa stiamo parlando….

Il tempo di scatto si misura in secondi (1 – ½ – ¼ – 1/16…per esempio) e rappresenta l’intervallo di tempo durante il quale la luce colpisce il sensore (una volta si sarebbe detto “…la luce impressiona la pellicola…” era molto più poetico!).

tempi

Come facilmente si può comprendere, se scegliamo un tempo di 2” dobbiamo immaginare che per due secondi la luce entra nella macchina (quindi nel frattempo gli oggetti animati o non immobili si possono muovere, oppure la nostra macchina si muove se non fissata su un appoggio), se scegliamo un tempo molto più basso potremmo essere in grado di ‘congelare’ un getto d’acqua o un’azione sportiva.

L’apertura del diaframma si misura in stop di “f” (f32 – f22 – f16 – f11 – f8 – f5.6 – f4 – f2.8 – f2 – f1.4 per esempio) e rappresenta la quantità di luce che colpisce il sensore.

range-diaframma

Dobbiamo ricordare che al numero più piccolo corrisponde la massima apertura, e viceversa. L’intervallo di questi valori varia da obiettivo ad obiettivo; più piccolo è il valore a cui arriva l’ottica, tanto più si parla di “ottica luminosa”. Naturalmente a parità di lunghezza focale di un obiettivo( 50mm, 70/200mm.. ecc), sarebbe sempre da preferire quello con una luminosità maggiore. Peccato che tutto ha un costo, per cui un buon obiettivo 70/300mm con f4/5,6 si trova ad un prezzo ragionevole, un 70/200mm con f2.8 ha un prezzo come minimo doppio….

Saper scegliere un’apertura del diaframma è necessario per poter controllare, ad esempio, la sfocatura di uno sfondo rispetto ad un soggetto principale messo a fuoco. Tanto più il diaframma è aperto, tanto più questo effetto sarà esaltato.

Infine ragioniamo sulla terza variabile, la sensibilità, espressa in valore di ISO. Per chi ne ha memoria ed ha avuto dimestichezza con la fotografia precedente all’avvento delle digitali, prima si parlava di valori ASA nella scelta del rullino; se sapevamo di fotografare solo all’aperto, con tanta luce, andava bene anche un rullino da 100ASA; se invece l’ambiente aveva poca luce, avremmo dovuto preferire un rullino con un valore di ASA maggiore. Tutto questo viene preso dal digitale e trasformato in ISO, mantenendo più o meno gli stessi valori numerici. Si parla quindi di fotocamere con un range di ISO il cui valore inferiore è quasi sempre 100, ma che può arrivare anche ai 12800 nelle reflex FF. Quindi questo significa che nella nostra fotocamera digitale abbiamo la possibilità di… ‘cambiare rullino’ a seconda del tipo di foto che vogliamo scattare e della quantità di luce a disposizione; semplicemente scegliendo quello più adeguato. Naturalmente tutto ha un limite, per cui in reflex anche di alto livello, ma non professionali (quindi non le FF, per capirci), ad un alto valore di ISO corrisponde un elevato “rumore digitale”, ovvero la qualità dell’immagine scattata può essere insoddisfacente perchè troppo ‘sgranata’.

Tabella-ISO_02

Ma quando è che ci servono ISO alti? Il peggiore dei casi è quando c’è poca luce, non abbiamo un appoggio, e l’oggetto che fotografiamo si muove! Ma anche se ci muniamo di un treppiede… se l’oggetto da immortalare è in movimento, dobbiamo necessariamente scattare scegliendo un tempo basso, quindi di fatto la quantità di luce che entra nella macchina…avrà poco tempo per farlo.

Un esempio molto calzante può essere la fotografia sportiva; qui servono tempi molto brevi per ‘fermare’ le immagini di un’azione sportiva. E se ci si trova in un palazzetto dello sport, o in uno stadio in notturna, necessariamente avremo bisogno di ISO molto alti….

Teniamo presente, sempre per calare nella pratica i nostri discorsi, che una fotocamera di un livello medio alto ma non professionale, regge abbastanza bene fino agli 800 ISO; superato questo valore, la sgranatura comincia a diventare troppo evidente, soprattutto se abbiamo bisogno di stampare.

Torniamo quindi al nostro triangolo dell’esposizione; ne viene fuori che modificando uno dei tre parametri (diaframma, tempo, sensibilità) si dovrà correggere uno degli altri due in modo da compensare la variazione. Quindi se si vuole dimezzare il tempo occorre aprire di uno stop il diaframma o raddoppiare la sensibilità. Se si vuole chiudere di uno stop il diaframma occorre raddoppiare o il tempo o la sensibilità. Se si vuole usare una sensibilità pari alla metà occorre raddoppiare il tempo o aprire di uno stop.

Ad esempio, portando il tempo da 1/250 a 1/500, quindi dimezzando l’esposizione (fattore = 1/2), si può scegliere se aprire il diaframma (in questo caso fattore 1,4), oppure raddoppiare la sensibilità della pellicola o del sensore elettronico (fattore = 2, reciproco di 1/2). Nel primo caso la quantità totale di luce che colpirà la pellicola (l’esposizione) sarà la stessa; nel secondo, la quantità di luce sarà dimezzata, ma la pellicola avrà una sensibilità doppia e necessiterà quindi di metà della luce per lo stesso risultato. Ad esempio la terna di valori ISO 100-f/5,6-1/60 dal punto di vista dell’esposizione è equivalente alle seguenti:

  • ISO 100-f/8-1/30
  • ISO 100-f/4-1/125
  • ISO 100-f/11-1/15
  • ISO 100-f/2,8-1/250
  • ISO 200-f/8-1/60
  • ISO 200-f/11-1/30
  • ISO 200-f/4-1/250
  • ISO 400-f/8-1/125
  • ISO 400-f/5,6-1/250
  • ISO 3200-f/11-1/50

Questa caratteristica permette un elevato controllo sul risultato fotografico. L’uso di una o dell’altra terna, pur garantendo la stessa esposizione equivalente, per quanto riguarda altri aspetti non dà gli stessi risultati fotografici: infatti all’aumentare dell’apertura del diaframma diminuisce la profondità di campo della foto, mentre all’aumentare dei tempi di esposizione aumenta il rischio dell’effetto mosso. Inoltre all’aumentare della sensibilità aumenta la granularità dell’immagine per effetto della grana nel caso della pellicola, e del rumore elettronico nel caso del sensore di una macchina digitale, come già si è detto precedentemente.

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Ciao, alla prossima! 

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